RIFLESSIONE
POST-FEMMINISTA SU DONNE, BELLEZZA E POLITICA
Le donne in politica, fino a qualche
tempo fa, si erano spesso distinte ma mai, tranne rarissime eccezioni, per gli aspetti in realtà più apprezzati dagli
uomini.
Alcuni esempi più datati, infatti,
rispondono ai nomi di Emma Bonino, Nilde Iotti, Lina Merlin, Tina Anselmi, che sono
stati si personaggi di spicco ma mai per fattori legati al loro aspetto. Erano
donne preparate, impegnate, competenti e con ideali molto forti e radicati, a
volte condivisibili a volte no.
Poi è arrivato Berlusconi e grazie
alla fondamentale comunanza di intenti con l’Opposizione, tale di nome ma non di fatto, abbiamo assistito a una totale deregulation
che ha coinvolto tutti gli aspetti della vita pubblica e che ha visto il Parlamentare
sia di destra che di sinistra, avere un peso politico decrescente e poi nullo dopo
il varo del ‘Porcellum'?
Il riferimento con il territorio è scomparso
ed è rimasta solo la sudditanza al padrone del partito, proprietario di fatto
come il Cavaliere,
o di apparato, come gli oligarchi dell’attuale PD, ex-Ds, ex-PCI, o semplice capopopolo quale è stato l’Umberto leghista.
o di apparato, come gli oligarchi dell’attuale PD, ex-Ds, ex-PCI, o semplice capopopolo quale è stato l’Umberto leghista.
La figura femminile di pari passo ha
subito una metamorfosi sorprendente e in perfetta sintonia con quella della
morale e dell’etica dell’Italiano medio.
Sarebbe fin troppo facile attribuire
questa involuzione solo al Berlusconismo, prima televisivo e poi politico,
dimenticandosi di coinvolgere tutti gli aspetti della cultura Italiana a partire
dagli intellettuali, accademici e giornalisti, che hanno disertato pervicacemente
la loro funzione, fino ai sindacati svuotati ormai di ogni funzione sociale,
politica e culturale. La mia impressione
è che una tale capacità di penetrazione e di cambiamento delle coscienze sia
stata resa possibile perché il tessuto sociale e quindi il mercato di
riferimento, gli Italiani, fossero già intimamente predisposti e quasi ansiosi
di farsi manipolare. Dal “Drive in” in poi, passando per “Colpo Grosso” essi
hanno scelto la via facile del divertimento becero e del disimpegno e in questo
hanno trovato chi li assecondava ben volentieri.
In quegli anni sullo scenario
politico si contrappongono due tipologie di donne. Da una parte le donne di
apparato: Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Livia Turco, che, sulla scia di quelle
parlamentari già citate della prima Repubblica, non hanno fatto certamente
carriera per meriti estetici ma hanno seguito la strada istituzionale, entrando
negli apparati di partito e ritagliandosi la loro fetta di potere; non si
distinguono più per idee originali, ideali contrapposti e innovativi rispetto
ai loro colleghi maschi ma si limitano a officiare i riti di partito e della
politica secondo le regole non scritte di quella che da tempo già si configurava
come una casta.
Dall'altra parte si fanno strada
invece le ancelle del capo, donne che hanno come caratteristica distintiva il
fatto di essere favorite dal Padrone e di esserlo perché sopra ogni cosa sono
belle o appariscenti, con tutto quello che ciò potrebbe implicare.
A loro non è richiesto nulla se non
quello che è legato al loro aspetto esteriore e la carriera è assicurata nel
partito e nelle istituzioni.
Come inciso, per non ingenerare
facili obiezioni, in politica, prima come ora, si trovano molteplici esempi di
donne competenti e per le quali la bellezza non è stato un fattore determinante,
che hanno fatto strada in modo del tutto normale solo grazie alle loro capacità.
In tutti gli schieramenti ci sono esempi di donne di sicuro talento. Quello su
cui vorrei riflettere, al di la di questo che dovrebbe essere la norma, è una
tendenza opposta che si è fatta strada e che diventa sempre più evidente e
preponderante.
La caratterizzazione di alcune donne
della politica, per come l’abbiamo fin qui descritta, è stata fonte di disagio
per ciascuno degli schieramenti di appartenenza anche se per motivazioni
diametralmente opposte.
La destra voleva affrancarsi
dall'immagine del partito in cui le donne fanno carriera solo se piacciono
fisicamente al Capo e del resto risultava sempre più difficile giustificare
all'elettore medio il successo di una Minetti qualunque; la sinistra invece si
sentiva vittima di un indicibile e inconfessabile danno di immagine nell'avere,
tra quelle più in vista, molte donne prive di un appeal estetico tale da solleticare
una fascia di elettori diciamo così più leggera e propensa a votare l'immagine anziché il politico di apparato. Il sentore che l’immagine sia sempre più preponderante
rispetto ai contenuti è sempre più forte, il contenitore più importante del
contenuto e a maggior ragione quando il contenuto e omologato e indistinguibile
nei diversi schieramenti. Gli ideali, i valori e le opinioni politiche sono ormai
solo memoria per tutti i politici, appiattiti e sovrastati dal pensiero unico
europeo che impone agli uni e agli altri lo spauracchio del debito pubblico, lo
spettro della crisi e le conseguenti, assurde politiche di Austerità. In un
simile scenario, posto che i contenuti sono gli stessi e già decisi a tavolino
fuori dall'Italia, al politico non resta che coltivare l’immagine e il mero
mantenimento del potere ed è questo che pone al centro l’estetica invece dell’etica
o più semplicemente delle idee e delle competenze.
Il disagio di cui si parlava prima, trova
una sua soluzione solo adesso, dopo l’ascesa di nuovi leader e la riconferma di
vecchi padroni. Da una parte alcune belle donne, all'inizio meritevoli di
attenzioni solo per questo, si sono in parte riscattate segnalandosi per aspetti non solo
estetici e, pur senza mai sfiorare vette di eccellenza, hanno dato segni di una
qualche capacità o più semplicemente riescono a partecipare a un talk show
senza sfigurare troppo, perlomeno se il conduttore, fatto abbastanza diffuso in
Italia, è prono e compiacente.
Ma la metamorfosi più sorprendente è
quella che, a mio parere, sta avvenendo nello schieramento opposto e di cui proprio
in questi giorni siamo testimoni. Le parlamentari di lungo corso, dai volti
corrucciati, spenti e stantii, di cui gli emblemi sono personaggi come la Bindi
o la Finocchiaro, sono state improvvisamente sostituite dal nuovo che avanza.
In verità le avvisaglie c’erano già state con un vecchio arnese di partito come
il sempre opaco Bersani. Al suo fianco o meglio al suo posto in molti talk show
si era vista sempre più spesso una giovane donna, Alessandra Moretti, del tutto sconosciuta all'inizio, che a
dispetto di un eloquio fluente quanto privo di contenuti se non per il rispetto
della piena ortodossia piddina, si distingueva, questo è incontestabile, per
essere una gran bella figliola. Sorgeva il sospetto che stesse li, in perfetto
stile berlusconiano, solo per quello. Ma è stato con l’avvento del nuovo
segretario Matteo Renzi da Firenze che il dubbio è divenuto certezza. Con lui
sono emerse una serie di amazzoni in possesso di buona dialettica, dalle idee scontate, tipiche
dell’ortodossia PD ma che guarda caso sono accomunate dall'avere tutte un
aspetto decisamente gradevole. Non sono "bonazze" politicamente impresentabili
come la Minetti sia chiaro, sono
bellezze acqua e sapone, sofisticate, di sinistra appunto. Mi chiedo se
sarebbero li se il loro aspetto fosse diverso, non fossero telegeniche, accattivanti e
ammettiamolo esteticamente stimolanti. Faccio alcuni nomi per permettere a
ciascuno di valutare in proprio: oltre alla già citata Moretti, passata
dall'essere officiante del rito Bersaniano a fervente seguace di quello
Renziano, segnalo le avvenenti Maria Elena Boschi, Pina Picerno, Marianna Madia e così via. Se non altro per un fatto
statistico sembra che l’immagine gradevole sia diventata sempre di più una
componente irrinunciabile alle donne per ottenere spazio in politica sia a
destra che a sinistra. Ma mentre a destra questa pratica più che a fini elettoralistici
sembrava, almeno all'inizio, legata a una fissazione del Padrone, a Sinistra il
concetto si è sviluppato ed è diventato cinicamente un’arma da usare senza
ritegno per puri fini elettoralistici ma ovviamente senza dichiararlo.
In pratica Berlusconi ha vinto su
tutta la linea. Ha imposto un modello che dopo essere stato raffinato e
spogliato di tutti gli spetti più grezzi e deprecabili è stato assimilato anche
dagli avversari che, come spesso accade, sono riusciti a essere più bravi del
maestro. E gli Italiani purtroppo stanno a guardare; lo spettacolo del resto è
stato reso apposta molto gradevole.
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