Cultura, Ferocia e Pulizia Etica - “In memoria di Ovidio”
questo sconosciuto
Con la Cultura
non si mangia, e questo è falso e anche facilmente dimostrabile, basti pensare
ai reperti di Pompei che fruttano milioni a Londra e polemiche in Italia; punto!
Ma perdita
della cultura significa soprattutto perdita dell’umanità.
Ovidio ne “L’arte
di amare” diceva: “l’avere appreso fedelmente le belle arti, ammorbidisce i
costumi e non consente che essi siano feroci”
La cultura,
secondo Ovidio e i latini, era l’elemento discriminante tra le persone civili e
i barbari primitivi.
Abbiamo
dimenticato questo insegnamento e stravolto i nostri valori anzi li abbiamo
distrutti, nel senso che non ne coltiviamo alcuno. E fatalmente abbiamo messo a nudo gli aspetti
deteriori dell’essere umano, quelli più distruttivi e insani che non ci
permettono ne di vivere integrati con le altre specie animali e con l’ambiente,
pur essendo noi stessi animali, ne di innalzarci a vette di eccellenza quali
pure la mutazione genetica subita dal nostro cervello, caratteristica principale
della nostra specie, ci permetterebbe di fare.
Come prevedeva
saggiamente Ovidio con la perdita della cultura è tutto sepolto dalla ferocia,
carattere distintivo dell’uomo di oggi, spinto a dare il peggio di se per
sopravvivere, costretto ad essere feroce sopra ogni cosa, dimentico del prima e
del poi ma attento disgraziatamente solo all’adesso, per non lasciare alcuna
traccia di se, se non un olezzo sgradevole; e non dura neanche quello.
E' la ferocia
che ha promosso gli analfabeti e ha fatto emergere i falliti di successo,
creando una situazione nella quale finiranno per prevalere i più prepotenti,
quelli disposti al compromesso, qualunque esso sia, giacche nessun valore o
cultura si pone come argine alla ferocia di specie, alla sopraffazione del tuo
simile, per ottenere un qualunque vantaggio, alla vittoria del più agguerrito
in vece del migliore.
Oggi l'unica
discriminante sensata tra le opinioni politiche, apparentemente differenti ma
accomunate da mancanza di cultura, valori, aspirazioni, memoria, visione del
futuro, strategie di lungo respiro per il semplice bene comune, è quella tra
chi pratica la pulizia etnica, e quelli, invece, che aspirano alla pulizia
etica. Ovvero tra chi pratica la lotta feroce contro il nemico, solo perché non
è della stessa parrocchia, indifferente ai contenuti o alle idee, e quelli che
invece ambiscono a riacquistare il bene della cultura per ammorbidire i costumi
e smorzare la ferocia che ci sta distruggendo.
Una lotta trasversale
quest’ultima, collettiva e condivisibile da chiunque, senza distinzioni di
parrocchia, volta al bene comune, e foriera della probabilità che questo nostro
bellissimo paese si risvegli dal torpore e dall'infelicità ritrovando l’antica sapienza
umanistica che ci ha consentito di sopravvivere nei millenni.
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