domenica 26 gennaio 2014

PUTTANE

Interno giorno, la cucina di una casa nella prima periferia di Milano. Una mamma e la sua bimba di undici anni, sedute al tavolo della cucina, intingono Macine del Mulino Bianco nel caffellatte. I raggi del sole mattutino, caldi e dorati, entrando dalla finestra, illuminano la scena e scaldano la schiena della bambina seduta accanto alla madre.
- Mamma, mamma tu che lavoro fai?
- La puttana, bambina mia, faccio la puttana.
La bambina ci pensa su e chiede ancora:
- Mamma, mamma che cosa fa una puttana?
La mamma le sorride e intercetta con il tovagliolo una goccia di latte che rotola, birichina, dal mento della figlia;
- Una puttana è una donna che fa divertire gli uomini in cambio di soldi, quelli che ci servono per comperare le cose di cui abbiamo bisogno. 
La bimba sorride. Anche lei si diverte molto ogni volta che gioca con la madre.
- Quali giochi fai con gli uomini per farli divertire, mamma? Io li conosco?
- No bambina, i giochi che fa la mamma con gli uomini tu non li puoi ancora conoscere, sei troppo piccola, sono giochi che possono fare solo gli adulti.
La bambina guarda la mamma incuriosita; se a un bambino si parla di un gioco che non conosce si finisce solo per stuzzicare la sua naturale curiosità. La mamma sorride a sua volta porgendogli un altro biscotto gocciolante di latte.
- Mamma perché quegli uomini vengono a giocare con te?
- Perché la mamma è molto brava nel suo lavoro e li fa divertire tanto tanto.
La bambina prova una punta di gelosia; solo Lei ha il diritto di divertirsi con la sua mamma!
- Perché non giocano a casa loro?
Perché a casa loro non possono fare giochi tanto divertenti quanto quelli che fanno con la mamma!
Uffa! Cosa hanno di tanto divertente i giochi della mamma da spingere quegli uomini a venire a giocare a casa sua. Anche lei ha giochi molto belli ma sono gli stessi dei suoi compagni di scuola. Solo che loro rimangono a giocare a casa propria; 
- Perché le altre mamme non fanno divertire i papà a casa loro?
La mamma sorride, compiaciuta dell'intelligenza della figlia e si concentra per trovare le parole giuste;
- Vedi piccola, nei rapporti tra le mamme e i papà spesso ci sono delle cose che non funzionano.
- E' per questo che papà se ne è andato mamma? Le cose tra voi due non funzionavano?
La bambina è davvero molto perspicace;
- Si, tesoro, le cose tra noi non andavano bene e papà ha deciso di andare via. Non sempre però si arriva a questo punto e le mamme e i papà, spesso, continuano a stare insieme nonostante ci siano dei problemi.
- Non si divertono più tra di loro?
- A volte i papà o le mamme, a casa, non trovano più  quello di cui hanno bisogno e allora vanno a cercarlo da un'altra parte.
La bambina la guarda pensierosa. Sospetta che la mamma le stia nascondendo qualche cosa.  
Tira su il mento e, indispettita per la reticenza della madre, le chiede a muso duro:
- Perché non cercano di ritrovare a casa loro quello che hanno perduto invece di venire da te?
- Su piccola, non te la prendere. Intanto sappi che la mamma non si diverte affatto con loro; lo fa solo per lavoro e poi devi sapere che certe cose, una volta perse, non è facile ritrovarle ed è difficile stare senza.
La bambina china il capo di lato, soppesando le parole della madre;
- E quali sarebbero queste cose?
- Puoi rinunciare a bere quando hai sete o a mangiare quando hai fame piccola mia? io credo di no. Ecco, quando si diventa adulti ci sono altre cose a cui è molto difficile rinunciare, una di queste sono i giochi che fanno gli uomini con le donne. Giocare per loro è proprio come bere o mangiare, non se possono farne a meno!  
- E tu li aiuti a soddisfare questi bisogni?
- Hai capito benissimo, faccio in modo che stiano un po meglio.
A questo punto la gelosia nell'animo della bambina lascia il posto all'ammirazione. La sua mamma svolge un lavoro davvero importante e fa felici tanti uomini che altrimenti sarebbero molto tristi.
- Inoltre- continuò la mamma ci sono tante persone che a casa non hanno proprio nessuno, sono sole, malate o inferme e  non hanno altro modo per soddisfare queste necessità; ecco perché il mio lavoro è tanto importante.
La bimba si alzò per abbracciare la mamma;
- Che bel lavoro fai mamma, sono proprio contenta! Adesso ho capito perché gli uomini che vengono a trovarti entrano con gli occhi tristi ed escono sempre con un sorriso. Non vedo l'ora di raccontarlo alle mie amiche a scuola, scommetto che le loro mamme non sono brave come te. 
- Ti ringrazio tesoro mio ma non credo sia il caso di parlare del lavoro della mamma con le tue amichette.
La bimba si scioglie veloce dall'abbraccio tornando a guardare con sospetto la mamma;
- Perché non posso parlarne con le mie amiche? Tu sei più brava delle loro mamme, l'ho capito sai? Ho riconosciuto alcuni papà delle mie compagne che vengono a trovarti e questo significa che a casa non si divertono come si divertono con te. 
La mamma, a quelle parole, sorride divertita;
- Piccola mia le cose purtroppo non sono così semplici. Quello che la mamma fa con quei papà è meglio che i loro familiari non lo sappiano. Inoltre la legge lo proibisce e la mamma avrebbe grossi problemi se si venisse a sapere il lavoro che svolge in casa.
La bambina la guarda perplessa. Se agli uomini piace tanto stare con lei che motivo c'è di nasconderlo e chissà poi perché la legge lo vieta? A scuola la maestra ha spiegato che lo Stato serve a fare il bene dei cittadini non certo a punire la sua mamma solo perché tanti uomini hanno bisogno del suo aiuto.   
- Mamma, tu lavori a casa e non dai fastidio a nessuno, perché allora ti vogliono punire?
La mamma le accarezza i capelli mentre cerca le parole giuste per spiegarle un concetto tanto controverso;
- Vedi piccola, io lavoro in casa e sono fortunata ma ci sono tante mie colleghe che non hanno la stessa fortuna. Sono costrette a lavorare per strada, di notte e incontrano gli uomini nelle macchine o in posti brutti e squallidi. Inoltre, molte di queste donne, non vorrebbero fare questo lavoro ma vi sono obbligate da persone cattive che le sfruttano e le picchiano. Lo Stato non vuole che questo accada e ha vietato questo lavoro.
La bambina, impaurita, va ad accucciarsi sulle gambe della madre; 
- Quelle persone cattive picchiano anche te?
- No piccola mia, non più? La mamma è fortunata, te l'ho detto, adesso riesce a lavorare di nascosto, a casa e senza che nessuno le faccia del male.
- Meno male.
Dice la bambina sollevata, tornando subito dopo a chiedere:
- Perché allora lo Stato se la prende con voi puttane? 
- Perché così facendo le persone possono continuare a vivere ignorando i problemi che hanno, senza mettere in discussione la loro educazione, le loro convinzioni o le loro credenze. La vita è complicata e spesso i problemi è più facile nasconderli che affrontarliSe fosse legale fare il mio lavoro bisognerebbe ammettere che milioni di persone, nel nostro paese, necessitano delle prestazioni di quelle come me.  La verità è che prevale sempre l'ipocrisia bambina mia; è una malattia molto diffusa tra i grandi.
- Mamma, questa ipocrisia si può curare?
- No bambina mia, l'ipocrisia è quasi impossibile da curare. Ti faccio un esempio: se si venisse a sapere il lavoro che faccio sarei trattata male e si direbbero tante cose brutte su di me, se invece la mamma avesse sposato un uomo solo perché è ricco o avesse giocato con qualcuno per essere avvantaggiata nel lavoro, nessuno le direbbe niente, anzi, le farebbero i complimenti. Eppure, in tutti questi casi, il lavoro della mamma avrebbe continuato ad essere lo stesso, capisci piccola? 
La bambina ci pensa su ma non è sicura di avere compreso fino in fondo;
- Quindi c'è chi fa un lavoro come il tuo ma non rischia di essere maltrattato come te? 
- Esatto! A volte, invece di giocare con gli uomini, come fa la mamma, ci sono addirittura persone che, in cambio di soldi e vantaggi personali, vendono le proprie idee e la propria dignità. Anche loro fanno lo stesso mestiere della mamma ma invece di doversi nascondere sono persone importanti e rispettate. Questa è l'ipocrisia: simulare delle virtù che in realtà non si hanno e prendersela con chi invece fa le stesse cose ma senza fingere.
La piccola, contrariata, vorrebbe ribellarsi a questa ingiustizia. La mamma è costretta a fare il suo lavoro di nascosto mentre tanti altri, pur facendo lo stesso mestiere, possono farlo alla luce del sole e senza alcun timore, anzi se ne avvantaggiano.
Gli uomini vanno dalla mamma perché ne hanno bisogno o magari solo perché gli piace giocare con lei ma è inutile cercare di tenerli lontani se questo per loro è indispensabile come bere o mangiare. Prendersela con quelle come la sua mamma, costringerle a nascondersi, a lavorare in strada, ad essere picchiate e sfruttate da uomini cattivi, non è giusto e non serve a nulla. La verità è che la sua mamma fa un lavoro utile e necessario e tutti le dovrebbero essere grati.
Mamma, tu sei la mamma più bellissima e meravigliosa che c'è?
- Grazie tesoro mio, ti voglio bene.
- Anch'io mamma ti voglio tanto bene.













7 commenti:

  1. Che la mamma faccia un lavoro "utile e necessario", e cioè mettersi in vendita per il piacere di uomini che non sono in grado di avere una vita sessuale equilibrata, e dunque pagano per avere dei rapporti, è cosa a mio avviso in sé degradante e squallida. Auspicare le case di tolleranza o la prostituzione in casa è il classico modo maschilista e perbenista di risolvere il problema guardando alle apparenze, illudendosi che in questo modo non ci sarebbero né violenza, né sfruttamento. Una campagna già vista e molto triste.

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    1. Il racconto è una provocazione a partire dal dialogo improbabile tra mamma e figlia fino ai contenuti. Credo che abbia frainteso la mia posizione. Non auspico le case di tolleranza che credo siano squallide quanto la prostituzione per strada o la prostituzione in casa. Mi interrogo invece sul perché ci sia una tale richiesta di questo tipo di prestazioni, il che è un fatto innegabile e di come una istituzione, lo Stato, debba gestire questo fenomeno nell'interesse di tutti, anche dei protagonisti. Oggi mi pare che, come in altri settori, si guardi all'effetto, le prostitute per strada o in casa, ma non la causa. Cosa manca a tanti uomini da spingersi a cercare sollievo con le prostitute? Sono tutti degenerati, maniaci, sesso-dipendenti o c'è qualche cosa nella società che genera questo tipo di esigenza. E quando parlo di società, intendo tutto, famiglia, cultura, credenze religiose o sociali, modalità di vita e di lavoro. Provi a riflettere su questo e mi dica.
      Grazie

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    2. La "prostituzione" in senso ampio non è, come si vuol far credere, un prodotto della società bensì fa parte della natura umana; casomai la "società" pone un'etichetta a qualcosa che esisteva già a livello spontaneo e naturale rendendo così possibile l'identificazione della cosa stessa, la sua catalogazione e conseguente inserimento nell'enorme macchina sociale dove tutto è registrato ed etichettato passibile di giudizio e strumentalizzazione, esattamente come è avvenuto e continua ad avvenire per i così chiamati disturbi psicologici o psichiatrici(Ma naturalmente strumentalizzazioni sono regola anche nel resto della sanità). Per contro in altre parti si comportano in modo decisamente diverso direi, alcuni anni or sono un quotidiano riportava la notizia che in un paese nordico (credo la Norvegia o Finlandia) si è creata una rete di assistenti sociali che offrono tra le altre cose anche questo tipo di servizio alla persona e associandosi e regolarizzando il tutto, non solo pagano ovviamente le giuste tasse come tutti gli altri cittadini ma anche evitano che assistenti poco etiche approfittino della situazione di debolezza dell'assistito per applicare tariffe non eque; ma non è tutto, la Sanità Pubblica riconosce alle persone invalide o comunque con qualche tipo di problematica che impedisce di svolgere una regolare ed equilibrata vita sessuale, addirittura un certo numero di prestazioni gratuite all'anno!!! Direi proprio che ci sia da meditare parecchio su questo tema (Chissà perché poi, nessuno fa sesso a pagamento, nessuno guarda film porno, tutti noi siamo profondamente indignati quando in auto con la famiglia passiamo accanto ad una professionista, e ci scandalizziamo per questo e per quello, però intanto l'affare tira e muove un fiume immenso di denaro, chissà come è possibile con pochi "depravati" che ne usufruiscono). Complimenti Michele per i buoni articoli.

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  2. Bel racconto, mi aspettavo un finale tipo "mamma, da grande anch'io voglio fare il tuo lavoro", scommetto che ci ha pensato ma non se l'è sentita (ed in effetti avrebbe dirottato l'attenzione dal vero scopo dell'articolo).

    Tornando in tema, vede giusto, la mera soddisfazione di un bisogno primario unita al non doversi relazionare ad una donna, rifuggendo qualunque confronto: "Io sono quello che paga e tu sei solo una prostituta, comando io".

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    1. La mia intenzione era far trapelare il punto di vista della bambina che scevra da condizionamenti alla fine vede il lavoro della mamma del tutto normale e si sorprende invece che ci siano tanti uomini che hanno bisogno di ricorrere alla sua mamma per stare bene e di uno Stato che invece di tutelare i suoi cittadini li lascia in balia delle malversazioni e della degenerazione.
      C'è poi il discorso che riguarda i clienti. Perché si rivolgono al mercato della prostituzione per avere quanto naturalmente dovrebbero trovare in un rapporto normale di affetto, di passione, di erotismo e così via. Cosa succede nelle famiglie, nei rapporti interpersonali, nel mondo del lavoro che induce tanti uomini a cercare soddisfazione nel rapporto a pagamento? Può una donna scegliere consapevolmente di svolgere una professione del genere in modo lecito e regolamentato? E inoltre quanto è difficile trovare un partner, quanto impegno ci vuole, cosa induce un uomo a pensare che sia meglio fruire del sesso a pagamento? Come si evolvono le dinamiche sessuali all'interno di una coppia sposata o comunque stabile? In questo lo Stato centra meno, centra invece la nostra cultura, il buonsenso e la capacità di vedere le cose con obiettività e senza ipocriti preconcetti.

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  3. Racconto molto beliissimo!!
    Tutti i lavori sono prostitutivi sinché non c'è un reddito assicurato, o almeno risorse assicurate per sopravvivere dignitosamente: si lavora per guadagnare la dignità, quindi si equipara dignità e lavoro.

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    1. RIguardo al reddito assicurato suggerisco http://tinyurl.com/redditocitt

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